Ho partorito mio figlio con il taglio cesareo. Questa frase non riuscivo a pronunciarla, mi sembrava più giusto dire ”lo hanno fatto nascere”!
Perché sentivo di avere avuto un ruolo passivo nel parto, io, legata ad un lettino di una sala operatoria, addormentata dalla vita in giù e con le braccia legate, mentre dei dottori a me sconosciuti facevano nascere mio figlio. Quando l’ho visto uscire da me avrei voluto alzarmi e prenderlo in braccio, ma non potevo. Non era cosi che avevo immaginato questo momento!
Con il passare dei giorni la Ferita è diventata una cicatrice ma non per questo ha smesso di far male, male non solo fisico. Un male profondo che non sapevo nemmeno riconoscere, era difficile persino toccarmi, anzi lo evitavo. Mi sentivo come anestetizzata in tutti i sensi.
Fino a poche settimane prima toccavo con gioia il mio ventre perché sentivo la Vita che cresceva in me, adesso invece sentivo solo vuoto e inadeguatezza, il mio utero aveva fallito e con lui io!
Ho capito con il tempo che il mio utero era Ferito, e non solo dalla Ferita divenuta cicatrice, ferita inferta e necessaria per la nascita ma non accettata.
Il processo di guarigione è stato lento, ma è iniziato quando mi sono resa conto che stavo continuando a ferire il mio utero e con lui me stessa. Ho chiesto aiuto e ho fatto un percorso che mi ha portata a contatto con me con la mia parte più profonda, mi ha portata a vedere la Ferita e a rendermi conto che la ferita interna aveva bisogno di me Curatrice, del mio amore e della mia accettazione. Ho cominciato a visualizzarla e all’inizio vedevo solo una parete metallica sottile durissima e fredda, pian piano sono riuscita a trasformarla ad ammorbidirla, ad accogliere il mio utero ferito e finalmente a ringraziarlo.
Ora riesco a toccare e massaggiare con gioia, infinito amore e gratitudine il mio ventre.
Dono questa storia a chi, donna come me, ha fatto fatica a riconnettersi con se stessa dopo il cesareo e circondata dalle molte voci che dicono: “Ma che vuoi di più, tuo figlio sta bene e tu non hai avuto i dolori” si sente ulteriormente sbagliata, anche a soffrire.